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Incursione estivaS'ode a destra uno squillo di tromba:a sinistra risponde uno squillo; d'ogni lato calpesto rimbomba dalle schiere di allievi il terren. Quinci spunta agguerrito un plotone: sono anziani che avanzan spietati; ecco già i cappelloni allertati sul nemico che incontro lor vien. Già di mezzo sparito è il terreno, già le spade respingon le spade, l'un dell'altro le immerge nel seno, gronda il sangue, raddoppia il ferir. Chi son essi? In suolo straniero perché vanno di notte a far guerra? Han giurato combatter in terra ove son lor tende, o morir. Ahi! sventura! Una sposa non hanno, non han madri codesti guerrieri? Già la terra è coperta d'uccisi tutta è sangue la vasta pianura, cresce il grido, raddoppia il furor. Negli ordini manchi e divisi, mal si regge, già cede la schiera; getta l'armi, si arrende ai nemici, all'anziano ch'è già vincitor. Ma il Tenente dormiente propinquo vede tende fumar di vapore; d'armi ferree lucenti le schiere vede in pugna la morte a cercar. Nei notturni silenzi rombante di falangi si spande un tumulto mentre il kappa si prostra tremante sopraffatto d'anziani al voler. S'alza il pianto, si levano gl'inni ogni kappa da Parca è rapito, ma il Tenente si oppone alle Erinni col fatidico:"Lei, sti...i..i..a puuniiiiit...oo".
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Marcia sul Monte NudaUn giorno di luglio che dirvi non soPapà Galoppino con lui ci portò. Ci disse:"Ragazzi, andiamo a marciare: lassù, sulla cima, dobbiamo arrivare!". La cima era bella, lontana però, e per arrivarci ognuno sudò. Salimmo, salimmo per quel monte ingrato sospinti da Pippo, Luciano e Renato. Ma quando arrivammo nel punto più alto ognuno di noi si sentì trasformato: il cielo era terso, il sole brillante il cuore di ognuno divenne esultante. Sant'Anna e La Pieve, laggiù vedevamo; il Cimone era lì, a portata di mano. Allora ci volgemmo al fier Comandante e un "urrà" in suo onore lanciammo gigante. |